
Newsletter proposta nell’ambito del progetto „Mediazione per l’accoglienza“ Consorzio Erasmus Plus 2021-1-IT02-KA121-SCH-000012059: Obiettivi 1, 3, 5, 7, 8.
Care lettrici, cari lettori.
A più di due mesi dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, continuiamo a riflettere sulle forme non armate e nonviolente di resistenza, in alternativa all’invio di armi sempre più letali da parte dei paesi dell’Unione Europea e della NATO.
Altri articoli e materiali sono dedicati a temi critici di natura ambientale e sociale: la protezione della Foresta Amazzonica, la tutela delle comunità locali dallo sfruttamento intensivo delle risorse alimentari, il potenziamento in Italia delle centrali a carbone per far fronte alle difficoltà di approvvigionamento energetico, le inondazioni distruttive collegate alla crisi climatica, l’ineguale accesso ai vaccini contro il Covid-19 su scala mondiale.
Completano l’ultimo numero del Magazine articoli e materiali su altri fronti problematici, in Palestina, in Pakistan, in Turchia e in Grecia, e un’intervista alle autrici del volume “Corpi e identità. Donne dal Subcontinente indiano all’Italia”.
In questa nuova sezione continuiamo a raccogliere le forme più significative di resistenza non armata e nonviolenta che si stanno diffondendo in Russia, in Ucraina e in molte parti del mondo, con l’obiettivo di fermare la guerra in corso e proteggere le popolazioni civili senza ricorrere all’uso della forza.
SPECIALE UCRAINA. La fuga e l’accoglienza
La guerra in Ucraina ha costretto più di 5,5 milioni di persone ad abbandonare il paese in cerca di sicurezza. Gli stati limitrofi, e non solo, stanno accogliendo la popolazione in fuga. In questa nuova sezione continuiamo a raccogliere immagini e storie di profughi e profughe ucraine, e monitoriamo le politiche di accoglienzaattivate dai vari paesi europei, con particolare attenzione all’Italia.
La distruzione della Foresta Amazzonica: trasformare i conflitti attraverso il diritto di Matteo La Scala Spesso i conflitti nascono intorno a una risorsa strategica o estremamente scarsa. Più sfruttiamo il […] Leggi di più
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Ettore in Ucraina di Andrea Panzavolta In Davanti al dolore degli altri, parlando delle fotografie che ci giungono dalle zone di guerra, Susan […] Leggi di più
Ucraina: dalla parte della pace di Valentina Bartolucci e Giorgio Gallo Si è molto parlato in questi giorni, a proposito dell’attuale intensificarsi del conflitto […] Leggi di più
Perché questa cattiveria? di Pierluigi Consorti Le immagini dei massacri compiuti negli ultimi giorni in terra Ucraina dovrebbero scuotere le nostre coscienze. Nell’ultimo […] Leggi di più
« Cronache degli anni neri » di Romano Bilenchi di Andrea Panzavolta Nell’aprile del 1984 gli Editori Riuniti mandarono in stampa Cronache degli anni neri, un vero e proprio […] Leggi di più
La nonviolenza si può imparare? Sì, ma per essere praticata richiede impegno ed esercizio. Nei giorni bui della guerra in […] Leggi di più
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Il Rapporto 2021 di Amnesty International Per i diritti umani, il 2021 è stato un anno di speranze e promesse: da un lato, la speranza che […] Leggi di più
Corpi e identità femminili, dal Subcontinente indiano all’Italia Intervista a Katiuscia Carnà e Sara Rossetti a cura di Chiara Magneschi Quali sono il senso e il ruolo […] Leggi di più
Un tribunale turco ha condannato all’ergastolo l’attivista per i diritti umani e filantropo Osman Kavala, con l’accusa infondata o almeno molto controversa di aver tentato di rovesciare il governo col fallito colpo di stato del 2016. Tra le “prove” dell’attività sovversiva di Kavala, anche il supporto finanziario al movimento di protesta nato nel 2013 intorno alla difesa di Gezi Park.
Sempre con l’accusa di aver appoggiato il tentativo di rovesciare il governo, la giuria di tre giudici ha condannato anche altri sette imputati a 18 anni di carcereciascuno, ordinandone l’arresto immediato.
L’industria militare del controllo delle frontiere e dei migranti è in grande espansione, tra droni, robot e sistemi biometrici, e alimenta un importante giro d’affari ignorando le conseguenze negative della militarizzazione dei controlli sulle persone e sui loro diritti. PresaDiretta ha prodotto un reportage sulla Grecia, laboratorio europeo delle nuove politiche della sorveglianza di frontiera.
Il Pakistan, unico paese musulmano dotato di armi nucleari, attraversa una fase di forte instabilità politica. Il capo del governo Imran Khan, vincitore alle elezioni del 2018, ha perso la maggioranza parlamentare dopo che alcuni partiti della coalizione gli hanno ritirato il sostegno. La mozione di sfiducia che lo attendeva non è stata inizialmente discussa: il vice presidente dell’Assemblea nazionale, sostenitore di Khan, ha rifiutato di metterla ai voti sostenendo che fosse incostituzionale, in quanto frutto di “interferenze straniere”. Il riferimento polemico era agli Stati Uniti, “infastiditi” dalla politica estera indipendente del governo, di vicinanza alla Cina e dialogo con la Russia.
Il Direttore Generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), Tedros Ghebreyesus, lo ha ricordato di recente: ”Anche se i casi segnalati e i decessi da Covid-19 stanno diminuendo a livello globale, e diversi paesi hanno eliminato le restrizioni, la pandemia è ben lontana dall’essere finita – e non sarà finita da nessuna parte finché non sarà finita ovunque”.
C’è un continente dove queste preoccupazioni si rivelano particolarmente reali: l’Africa. A oggi, solo il 15% circa degli africani e delle africane è stato completamente vaccinato. Secondo i dati dell’Africa Centre for Disease Control and Prevention, il continente ha ricevuto finora circa 750 milioni di dosi di vaccino, di cui ne sono state somministrate circa 490 milioni.
Al tempo stesso, come ha sottolineato il direttore del Centro, John Nkengasong, “non possiamo esaurire le risorse solo per arrivare al 70% di vaccinazione anti-Covid e poi trascurare HIV, TBC e malaria. Dovremmo affrontare tutte queste malattie. Queste sono le sfide del nostro tempo“.
Fonte: World Health OrganisationFOTO-STORIE
Venerdì 15 aprile la polizia israeliana ha fatto irruzione in tenuta anti-sommossa nell’area della moschea di Al-Aqsa, a Gerusalemme Est, durante la prima preghiera del giorno. La Spianata, che accoglie la storica moschea, è stata illegalmente annessa dallo Stato israeliano dopo la Guerra dei Sei giorni del 1967.
L’intervento della polizia è avvenuto a seguito delle provocazioni di numerosi coloni israeliani nell’area della moschea, tra le 7 e le 10 del mattino, e delle proteste dei musulmani: secondo vari testimoni, i coloni hanno compiuto rituali talmudici nei cortili della moschea, sotto la protezione della polizia israeliana, che è poi intervenuta contro i fedeli musulmani sparando proiettili di gomma e lacrimogeni.
La moschea di Al-Aqsa è gestita da una fondazione islamica giordano-palestinese, il Jerusalem Islamic Waqf. Fino al 2005 le visite dei non musulmani al sito erano gestite tramite prenotazioni. Da allora, coloni israeliani e attivisti di estrema destra “visitano” spesso il cortile della moschea, con l’obiettivo ricostruire l’antico tempio di Gerusalemme, fatto erigere da Salomone, al posto di Al-Aqsa.
Dopo l’incursione di venerdì 15 aprile, i medici hanno riferito di almeno 158 palestinesi feriti e più di 300 arrestati, mentre le forze israeliane sono state accusate di aver ostacolato l’arrivo di ambulanze e paramedici alla moschea. Nei giorni successivi si sono verificati altri momenti di tensione, sempre con l’intervento della polizia.
Fonti: Internazionale, Middle East Eye.
Il territorio del KwaZulu-Natal, nel Sudafrica orientale, è stato colpito nella seconda settimana di aprile 2022 da violente piogge degenerate in inondazioni. Almeno 45 persone sono rimaste uccise. Decine di costruzioni sono state distrutte. I principali nodi di comunicazione sono crollati. L’acqua e il fango hanno ostacolato i soccorsi. Nelle immagini, una donna in accappatoio a fianco della sua abitazione: davanti a lei una voragine e una vita da ricostruire. Un uomo a piedi nudi fermo a pensare: dietro di lui ciò che resta del cortile di una casa.
Non si tratta di un episodio isolato: lo scorso gennaio, un nubifragio sulla città costiera di East London ha ucciso almeno 10 persone e lasciato centinaia di altre senza casa. Gli scienziati ritengono che questi eventi estremi siano causati dal cambiamento climatico. Il servizio meteorologico nazionale afferma che eventi simili potrebbero diventare comuni, ma non li collega alla crisi climatica. Nel 2019 il Dipartimento dell’ambiente ha elaborato un Piano per potenziare l’adattamento ai cambiamenti climatici, mirando a sviluppare una rapida capacità di intervento in caso di eventi meteorologici estremi. L’ultima inondazione ha mostrato quanto l’attuazione di tale Piano sia ancora carente.
Fonte: Reuters.