Che hai?
– Sono arrabbiato.
– Perché?
– Perché ho dovuto cancellare un tweet che avevo fatto. Avevo twittato una notizia che non era vera.
– E come mai?
– L’avevo letta in un tweet dell’Ansa. Solo che non era vera, hanno scritto una cosa falsa, disgraziati.
– Eh, lo so, capita spesso. Ma perché sei arrabbiato?
– Perché ho dovuto ammettere che avevo sbagliato, ma è colpa loro, non mia!
– Ok, loro hanno una gran colpa, hai ragione: ma tu dovevi twittarlo per forza?
– Che c’entra?
– Beh, c’entra: puoi decidere se twittare o no una cosa.
– Ma tutti twittano cose!
– Vero, e infatti facciamo circolare un sacco di cose false.
– E non posso mica controllare se le cose che twitto sono vere, non è il mio lavoro.
– Eh, infatti è la ragione per cui esistono i lavori: ognuno fa il suo. Quello di informare invece è di tutti.
– Cosa vuoi dire?
– Che i giornali fanno una cosa professionalmente e assiduamente che però è la stessa che facciamo tutti continuamente, ovvero dare delle informazioni al prossimo. Se uno per strada ti chiede come andare alla stazione, tu glielo spieghi, e se gli dici una cosa sbagliata quello perde il treno.
Continua…
— http://www.wittgenstein.it/2021/02/23/dialogo-di-un-venditore-di-almanacchi-e-di-un-twittatore/