
Approfondimento e webinar proposti nell’ambito del progetto „Mediazione per l’accoglienza“ Consorzio Erasmus Plus 2021-1-IT02-KA121-SCH-000012059: Obiettivi 2, 5, 9.
Ogni giorno consumiamo una grande quantità di media. Si parla, infatti, di consumo mediale, per indicare l’utilizzo quotidiano che facciamo dei mezzi di comunicazione sia digitali che analogici.
Usiamo il pc per lavorare o studiare, i quotidiani per informarci, la tv per guardare film o serie tv e gli smartphone per chattare e navigare i social network.
Per far sì che il consumo mediale sia, però, strategico ed equilibrato è necessario seguire una dieta mediale.
L’esperimento di Menduni
Per capire il concetto di dieta mediale bisogna fare riferimento a un esperimento del 1995 eseguito da Enrico Menduni, accademico italiano, per l’Università di Siena. L’esperimento prevedeva che gli abitanti del paese di Abbadia San Salvatore, un comune in provincia di Siena, dovessero registrare i loro consumi televisivi: quali programmi guardavano e per quanto tempo. Proprio come nelle diete alimentari, ad ogni programma veniva poi associato un numero di Kcal, con un numero massimo di Kcal da consumare ogni giorno.
La dieta mediale: il termine
Il termine “dieta mediale” viene coniato da Serge Tisseron, psichiatra e psicanalista francese, in seguito all’esperimento di Menduni, per aiutarci a riflettere sui tempi, sui modi e sui luoghi in cui utilizziamo i media.
Le caratteristiche dei consumi mediali
Oggi, i consumi mediali presentano due caratteristiche principali: integrazione e personalizzazione. Con integrazione si indica il fatto che utilizziamo più mezzi di comunicazione per costruire la nostra esperienza. La personalizzazione, invece, è l’utilizzo di media che si adattano ai nostri interessi: alcuni esempi possono essere seguire specifiche pagine sui social network oppure guardare e seguire determinati canali YouTube.
Le motivazioni alla base dei consumi mediali
Un altro aspetto da tenere in considerazione riguarda il motivo che determina l’utilizzo di alcuni prodotti. Ci sono motivazioni di carattere personale, e altre di carattere sociale. Tra le prime possiamo identificare la soddisfazione di un bisogno, la regolazione dell’umore, ma anche l’abitudine; le motivazioni socialisono invece legate all’estrazione sociale e al background culturale: questo comporta però una disuguaglianza digitale, perché le persone appartenenti a classi sociali più basse investono meno energie nell’educazione digitale, rispetto a chi si trova in condizioni più agiate.
I pilastri della dieta
Per seguire una dieta mediale bilanciata, è necessario innanzitutto definire i propri obiettivi e consumi mediali. Affinché il nostro consumo mediale sia equilibrato, possiamo seguire i 4 consigli indicati da Marco Gui nel libro “A dieta di media. Comunicazione e qualità della vita”:
- Limitarci, cioè definire un tempo massimo di utilizzo
- Scegliere, cioè capire la qualità di quello che consumiamo
- Concentrarci, cioè definire delle strategie per evitare le distrazioni
- Relazionarci, cioè capire qual è l’influenza dei media sulle nostre relazioni sociali
Per approfondire l’argomento lunedì 11 aprile alle 10 è in programma il webinar “Dieta mediale. Uso e consumo consapevole dei media digitali”. Cliccare qui per iscriversi