“È utile infine evidenziare due temi che, per Stiegler, caratterizzano la contemporaneità: il fenomeno della distruzione dell’attenzione e l’affermazione di una condizione di povertà simbolica, cioè di una perdita di individuazione derivante dalla perdita di partecipazione alla produzione di simboli intellettuali (concetti, idee, conoscenza) e sensibili (arti, know-how, costumi). L’obiettivo di Stiegler è ribaltare il consumo dissociativo, e lo fa dando vita a quella che definisce “una farmacologia positiva”, che permette – tramite una critica dell’economia politica capitalista – di trasformare il sistema attuale dall’interno. A suo avviso, la società dell’informazione oggi sistematizza il controllo dei saperi, la loro dissociazione e distruzione.
È cambiato il nostro modo di relazionarci al saper fare, il nostro habitus percettivo va modificandosi e così le pratiche formative. Si tratta di considerare che ogni forma di sapere suppone una strumentazione: una tecno-logica che lo supporta e lo condiziona. La crisi del sapere, di cui tutti gli istituti di insegnamento rappresentano il teatro, consisterebbe nel fatto che il sapere non prova più a dire l’essere, ma cerca di esplorare il divenire, anche se si continua a insegnare che il sapere ha il compito di formalizzare ciò che è. A livello di proposta didattico-formativa, questo ribilanciamento tra attenzione all’aspetto teoretico e quello più meramente pratico-operativo avverrà in maniera tanto più produttiva quanto più si creeranno delle reti (e delle connessioni ad esempio con il terzo settore, università e altri attori) e quanto più all’attenzione rispetto a ciò che è tecnicamente più necessario verrà affiancata un’attenzione allo sviluppo dei territori, di competenze trasversali (non solamente “tecniche”) e una presa in carico delle esigenze di una programmazione interdisciplinare lifelong learning.”
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